Standing Up for Learning
gli studenti pensano meglio quando stanno in piedi?
Una ricerca pubblicata sull'International Journal of Environmental Research and Public Health fornisce le prime prove dei benefici neurocognitivi legati all'uso nelle classi di banchi nei quali gli studenti possono scegliere se stare seduti o in piedi, in base alle loro preferenze. La domanda a cui gli autori volevano dare una risposta è questa: gli studenti pensano meglio quando stanno in piedi?
A quanto pare la risposta è sì, perché questo migliora le funzioni esecutive del cervello.
"I risultati dei test hanno indicato che l'uso continuato di scrivanie nelle quali si sta in piedi è stato associato a significativi miglioramenti nella funzione esecutiva e nelle capacità della memoria di lavoro", ha dichiarato Ranjana Mehta, della Texas A & M School of Public Health.
Secondo i ricercatori del Texas A&M Health Science Center School of Public Health, la posizione migliore per studiare sarebbe quella in piedi, come dimostrano nello studio intitolato “Standing Up for Learning: A Pilot Investigation on the Neurocognitive Benefits of Stand-Biased School Desks” e pubblicato su International Journal of Environmental Research and Public Health.
Quanto scoperto dimostra per la prima volta i benefici, a livello cognitivo, che lo stare in piedi porta agli studenti in classe. Lo studio ha visto la partecipazione di 34 studenti dei quali, attraverso alcuni test computerizzati, sono state valutate le funzioni esecutive, quelle cioè che ci permettono di analizzare i compiti che riceviamo, memorizzare ciò che ascoltiamo, capire ciò che leggiamo, risolvere problemi di vario tipo e organizzare i nostri pensieri quando scriviamo.
Ci siamo sbagliati: s'impara meglio in piedi
Ma non è strano che in questi anni pandemici non abbiamo avuto modo di sentire la parola "ergonomia"?
Nemmeno tra le belle labbra dell'ex-ministra Lucia Azzolina. Dopo un po' di scaricabarile, si è inteso che la scelta era imposta dalle linee guida sulla sicurezza volte a garantire il giusto distanziamento tra studenti all’interno delle aule. E che per tale motivo venne nominato, proprio per gestire la questione dei banchi monoposto da fornire alle scuole, il Commissario dell’emergenza Covid Domenico Arcuri. Nessuna argomentazione tecnica, chessò ... approfittare dell'occasione - per quanto determinata dalla pandemia - per ridurre le vecchie pratiche di postura da seduti, per cominciare a sostituire i vecchi banchi biposto in formica, regolando l’altezza della sedia rispetto alla postazione di lavoro, utilizzando un supporto lombare per non inarcare la schiena, posizionando gli avambracci in maniera corretta durante la digitazione sulla tastiera. Lasciamo perdere la duttilità della ricomposizione delle postazioni in base alle diverse esigenze di lavoro di gruppo, qualcuno ricorda argomenti di quelli appena evocati? Ricordiamo solo facili ironie sulle rotelle e il sarcasmo dei due Mattei (Salvini e Renzi), forse generazionalmente legati all'imago dell'autoscontro anni '80.
Lo studio recente invece non fa che confermare le ricerche pionieristiche di Alfred Tomatis, dove già negli anni '50 era chiaro che l’ascolto migliora e trasforma l’atteggiamento posturale (mentre quest’ultimo permette a sua volta all’ascolto di perfezionarsi grazie al messaggio che inizia ad arrivargli in maniera più fedele grazie ad un miglior dispiegamento della via corporea).
E’ facile tramite l’orecchio elettronico provocare sperimentalmente dei cambiamenti di atteggiamento posturale in funzione di particolari modificazioni dell’ascolto.
Imponendo un ascolto ricco in frequenze acute, si osserva, nel momento in cui la fonazione del soggetto si anima, una correlazione posturale impressionante: la colonna vertebrale si allinea, la cassa toracica si apre, il soggetto cerca una migliore attitudine dorsale tramite la rotazione del bacino in avanti, il viso si distende e si mobilizza in maniera armonica.
Una curva d’ascolto opposta, invece, che favorisca i gravi, produce una contro-reazione posturale che va in senso inverso alla precedente.
Anche che il consumo energetico relativo al mantenimento della nostra postura è minimo quando il corpo è in equilibrio, dritto e verticale.
La capacità che ha l’orecchio interno di svolgere queste funzioni gli viene dalla sua appartenenza ad un blocco neurologico molto complesso che ingloba il labirinto, il cervelletto, la corteccia e il corpo: esso tiene così sotto il suo controllo tutti i muscoli motori del corpo e ne coordina la motricità, il suo ruolo è essenziale nella presa di coscienza del corpo da parte della corteccia.
Da Tomatis sappiamo che noi parliamo come ascoltiamo, (Effetto Tomatis provato alla Sorbona nel 1957: l'apparato fonatorio emette le frequenze che l'apparato uditivo riesce a percepire) per lo stretto legame che esiste tra orecchio, cervello e apparato fonatorio. La chiarezza dell’esposizione orale dipende dalla fedeltà percettiva. Per fedeltà percettiva si intende non soltanto un udito nella norma (percepire i diversi suoni dell’udibile ad un livello normale di volume), ma a questo aspetto quantitativo (volume) deve abbinarsi una nitidezza e pulizia dei suoni (chiamiamolo volgarmente hi-fi uditivo). Se questa nitidezza è precaria, l’allievo può avere delle difficoltà nella comprensione e quando non le mostra è perché riesce a compensare bene il deficit con uno sforzo intellettivo, sforzo che però toglierà energia ad altri settori della sua vita.
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Ergonomia a scuola / a scuola di ergonomia
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