domenica 23 giugno 2013

Alla città dei ragazzi parte il laboratorio di oggetti fonoassorbenti

Ieri ho incontrato Giulio Telarico, artista cosentino di grande bravura e disponibilità, e abbiamo navigato assieme in questo blog.




Un totem "osa ripeterlo se hai coraggio"
ispirato allo schema costruttivo di un diffusore a resto quadratico (o di Schroeder)


Massimo, mio marito, gli ha mostrato qualche suo cimento nel riciclo di scarti ingombranti (prevalentemente cartoni), che ha già portato alla Città dei Ragazzi al fine di mostrarli a Marina Lanzafame (una delle artiste-operatrici dell'intrattenimento estivo) e di cominciare a fornire qualche input ai bambini.


un solo contenitore delle gerbere sviluppa 
(tra box e coperchio) una superficie di 76x90 cm
con sole 5 scatole si può ottenere un pannello 
dalla dimensione ragguardevole di 380x90 


Giulio ha convenuto che gli scatoli dei fioristi, in particolare quelli per il trasporto delle gerbere (38 x 90), rappresentano un modulo interessante. Si prestano come supporto singolo, meglio se spillato su una basetta di legno di 4 mm che lo difenderà dalle deformazioni che i colori ad acqua inevitabilmente produrranno, utilizzabile indifferentemente in verticale o in orizzontale. Se orientato verticalmente, facilmente si potranno realizzare pannelli di grande formato (10 steli assemblati determinano una installazione da parete di 380 cm x 90), il che risponde sia all'esigenza pedagogica di far cimentare i ragazzi con la composizione e le grandi superfici, sia con la possibilità di centrare l'obiettivo della creazione di un pannello sufficientemente grande da ridurre il rumore in aula.



due totem a sviluppo orizzontale

Sarebbe bello che a settembre le scuole elementari si riempissero di queste installazioni fonoassorbenti.
E' il concetto che ho posto in esergo al blog, ricordando un passo di Emilio Garroni:
"Non c'è spazio per una esperienza estetica fine a se stessa, che sia solo estetica".
Un buon pretesto per porre la questione dell'ascolto, delle ripercussioni concrete delle ipoacusie rilevate annualmente dallo screening dell'unità foniatrica dell'Azienda Ospedaliera e su cui verte l'elaborazione teorica di Alfred Tomatis sui rapporti tra orecchio e cervello. 
In altre parole, le aule non sono certo ergonomiche e a misura di bambino. Trionfano le superfici riflettenti, non ci sono tende, parquet, moquette e oggetti d'arredo in legno o in tela (come in buona parte delle abitazioni). Questi curiosi pannelli fatti in cartone, coi tubi della carta igienica o di quella da cucina, coi vecchi contenitori delle uova, pezzi di stoffa (sempre preferendo materiali porosi), almeno porranno la questione dell'ascolto, della comprensione come condizione fisica, del benessere di una pausa silenziosa. E anche qualora si rivelassero un placebo è probabile che le maestre non torneranno più a casa con gli abbassamenti di voce e con il mal di testa.


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